mercoledì 9 luglio 2014

The Normal Heart [Film]

Altro film che è passato quasi un secolo da quando l'ho visto, tipo che quasi quasi esce in Italia, fra un po' (sì, non ci crederete mai, ma sì, verrà trasmesso su Fox a settembre, se le mie fonti non dicono panzane.

The Normal Heart


      


Teniamo in mente che la regia è di Ryan Murphy, chiamato dalla sottoscritta "Il Re Mida al contrario", se siete abbastanza furbi non avete bisogno di ulteriori spiegazioni, quindi guardiamo il film pensando a questa premessa basilare.

Un'altra premessa basilare da tenere in conto è che io sono una piagnona senza ritegno, giusto oggi, su whatsapp: "piangi per il 95% dei film, il restante 5% sono film che non hai mai visto o non guardi."
Il quadro, dunque, è piuttosto chiaro.

Ma passiamo a noi.

Partiamo dalle cose che non vanno. Alcuni di questi ragionamenti li ho fatti a mente fredda, perché sì, nonostante certi errori grossolani questo film mi ha emozionata (ma leggi premessa).

Ho trovato, specie in alcune scene iniziali, la comunità gay troppo cliché e stereotipata.
E va bene che siamo negli anni '80, e va bene che dobbiamo parlare di AIDS, e va bene tutto, ma la scena di quando Ned (Mark Ruffalo) arriva all'isoletta, sembrava un catalogo per uomini single o un tumblog gay.
D'accordo che molto probabilmente la promiscuità all'epoca era il pane quotidiano, però se lo spettatore medio che si approccia al film con apertura mentale al di sotto della media (d'accordo che una certa tipologia di gente neanche le guarda queste pellicole) vede certe scene, raccontate in un certo modo, si fa sicuramente un'idea sbagliata. E questo dispiace, visto che Murphy è omosessuale e da lui non ci si aspetterebbe una visione così banale (ma vabbè, è Murphy, che pretendiamo).

Altra cosa, ci sono delle incongruenze di ricostruzione storica. Ho controllato le date dei vari processi di scoperta e denominazione del virus e i conti non mi tornano. Non starò qui a fare l'elenco, altrimenti finiamo dopodomani e poi è un commento non certo una confutazione di dati.

Altro grosso gigantesco meh è l'impostazione della sceneggiatura.
D'accordo voler fare il parallelo tra la vita privata di Ned e il suo rapporto con Felix (Matt Bomer) e l'aspetto comunitario, con la presa di coscienza della comunità e il timido seppur determinato tentativo di far sentire la propria voce e di chiedere aiuto. Il problema dov'è? Che sembrano monche entrambe.
Perché, giustamente (o no?) si vuole dare importanza ad entrambi gli aspetti, ma il tempo a disposizione è quello che è e ne risulta un racconto superficiale a tratti.
Non so, onestamente, com'era impostato il testo originale di Larry Kramer, quindi parlo solo per l'impressione che mi ha dato il film.
Forse era meglio scegliere una delle due storie e lasciare l'altra in background.
Poi magari la baggianata la sto dicendo io, ma in questo modo, si sono sacrificati due racconti con tanto, ma tanto potenziale.

Ehi, ma non è da buttare questo film, in fondo.

Ho letteralmente adorato tutte le interpretazioni, su tutti quelle di Matt Bomer e di Taylor Kitsch, davvero strepitosi e i premi incassati da Bomer sono più che meritati.
Applausi anche a Mark Ruffalo, anche se a momenti, quando si arrabbiava, mi aspettavo si trasformasse in un gigante verde spaccatutto (che battutona, eh?!)
Finalmente sono riuscita a vedere Jim Parsons in una parte che non sia Sheldon Cooper e anche se a tratti me lo ricordava, non è stato male. Standing ovation per la scena del pugno al picchettatore.

Nel complesso è stato un film che mi ha commossa e che ha smosso un paio di litri di lacrime dalla mia facciona.
Ribadisco che il potenziale per tirarne fuori un prodotto davvero straordinario c'era tutto e, infatti, il cast è davvero notevole, ma teniamo conto chi ci aveva messo mano e diciamo che, nonostante tutto, è un pollice in su. Poteva saltarne fuori qualcosa di molto peggio, vista la regia.

(Amo Ryan Murphy, non si era capito, vero?)

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