venerdì 25 febbraio 2011

Julie & Julia - Julie Powell [Libro]

Ok, ok lo ammetto: questo libro mi ha dato l'input per aprire questo blog. E' stata una sorta di "spinta".



Ma parliamo del libro...

Ho scoperto questa storia grazie al film di Nora Ephron con Meryl Streep nel ruolo di Julia Child ed Amy Adams in quello di Julie Powell; all'incirca un anno e mezzo fa, in occasione del Festival del Cinema di Roma.
Tendenzialmente sono curiosa nel raffrontare libro e film, e questo è stato uno degli innumerevoli casi.
Mi dispiace che sia passato così tanto tempo, ma se dovessi dar retta alla mia wishlist dei libri, non basterebbe una vita, quindi l'ho sacrificato fino ad ora per altri.

Perdonate la piccola divagazione, ma questo aneddoto merita di essere raccontato.
Dopo il mio trasferimento a Parma, ho ripreso la vecchia abitudine di fare incetta di libri in biblioteca (principalmente la Civica, ma ogni tanto anche alla Balestrazzi o la Guanda). Spulcia spulcia, trovo il nostro Julie & Julia alla Guanda ma era fuori in prestito, rientro previsto 20 Ottobre 2010. Ok, aspettiamo.
E' il 22 Novembre, ed il libro non è ancora stato restituito, bene, decido di prenotarlo...mi arriva niente popò di meno che...il 25 Gennaio!!!
Detto ciò, ecco la morale: siate rispettosi! Restituite in tempo i libri in biblioteca, sono un bene di tutti quanti e non un privilegio! Fine.

Di cosa parla? Di un'impiegata pubblica texana che vive a New York, vicina ai 30 anni che vuole trovare uno scopo, un obiettivo nella sua vita. Quale troverà? Cucinare tutte e 524 ricette del libro L'Arte della Cucina Francese di Julia Child per poi farne un resoconto su un blog, giorno per giorno, per un anno.

Fatte queste premesse, ecco cosa mi ha colpito di più del libro: il burro. Sì, il burro. La prima cosa che mi sono chiesta quando ho finito di leggere è stata: ma le analisi del sangue dopo l'anno di ricette, se le sono fatte? Al posto di vene ed arterie, queste due persone, hanno tubi di acciaio inox? Il fatto che l'unità di misura delle quantità di burro fossero panetti e non grammi, mi ha un po' inquietata (un'altra cosa che mi ha inquietata, no anzi, sconvolta, è l'aver scoperto che negli Stati Uniti esistono le confezioni di panna da cucina da 3 litri).
Poi è scattato l'inevitabile confronto col film. Di solito nella trasposizione ci si perde per strada, questo è uno dei rari casi dove l'adattamento non è poi così malvagio, nonostante il quasi stravolgimento del libro.
Ho amato molto Julie, in tanti aspetti mi ci sono anche ritrovata. L'ansia dei 30 che arrivano e i bilanci che si iniziano a fare li trovo tremendamente vicini a me.
Il voler imbarcarsi in un progetto, darsi uno scopo, anche piccolo, non trascendentale, per dare un po' di senso alla propria vita, essere insicura e combinare pasticci: sono tratti in cui mi rivedo.
Io spesso e volentieri parto in quarta nel voler fare qualcosa e poi spesso e volentieri abbandono dopo poco.
Le invidio molto il marito. Una gran pazienza quell'uomo! E poi a trovarlo uno che ti aiuta nelle faccende di casa!
Una cosa mi rattrista: il pessimo quadro che si fa di New York. E' vero, io non ci sono mai stata e molto probabilmente quella che ho io in testa è un'immagine idealizzata e un po' troppo da Sex and the City, ma davvero fa così schifo? No, ditemi che non è così.
Direi che mi è piaciuto. Mi ha tenuto compagnia durante l'influenza e poi è proprio quel genere di racconto molto realistico che mi prende molto (sì, è un'autobiografia. Fondamentalmente mi piace farmi gli affaracci degli altri). Divertente, buffo ma fa anche riflettere.

Consiglio: Leggetelo! :)

domenica 20 febbraio 2011

Prologo

Se si inizia un'avventura o un progetto o chiamatelo come volete voi, si dovrebbe anche spiegare il perché.
Se ti imbarchi in qualcosa un motivo ci sarà, no?
Ci provo.

Questo non è il primo blog che apro, qualche anno fa, su una piattaforma concorrente, avevo messo su un piccolo diario online. In un certo senso era un motivo di sfogo, anche se devo ammettere che mi ha creato qualche problemino.
Poi tra la mancanza di tempo e, francamente, anche l'assenza di voler spiattellare tutto quello che mi passava per la testa, l'ho abbandonato.

Ora sento la necessità (?) di dover scrivere idee ed opinioni, così, un po' come capita, evitando accuratamente, per quanto possibile, i cavolacci miei; e poi magari non sarebbe male occupare più o meno costruttivamente le mie giornate da nullafacente o quasi (per l'opinione comune sono una totale nullafacente, ma io non la vedo proprio così). Non so quanto riuscirò a farlo durare, non so quanto spesso scriverò, ma mi impegno solennemente di farlo. Quindi basta paranoie, e diamo voce a quello che penso di libri/film/eventi e tutto ciò che mi passa per la testa, così tanto per condividere.

Ah, sì! Stavo per dimenticare il perché del titolo. In storia dell'arte contemporanea mi hanno insegnato la differenza tra Impressionismo ed Espressionismo: molto banalmente, la prima corrente capta ciò che vede/sente/succede all'esterno e tramite la tela rielabora il tutto secondo le proprie Impressioni. La seconda è il contrario: tutto ciò che accade all'interno di un individuo: stati d'animo, angosce e quant'altro vengono esternate, Espresse sulla tela. Io non ho certo pretese auliche da tutto questo, ma proverò a carpire ciò che mi circonda e di rielaborarlo a modo mio.
Per quanto riguarda Impressionatamente, è semplicemente un prestito gergale di Cetto LaQualunque. Ma questo è un altro discorso...