sabato 22 febbraio 2014

Dallas Buyers Club [Film]

Dopo lo stop di un paio di giorni, ho ripreso con la maratona Academy Awards.
Oggi mi sono dedicata ad un film proprio leggerino leggerino: Dallas Buyers Club.



Vi dirò, mi sento un po' (tanto) in soggezione a commentare questo film.
E' talmente bello e fatto bene che ho paura a scrivere un mucchio di stronzate.

La storia gira attorno alla vita di Ron Woodroof dopo che scopre di essere sieropositivo.
Sarebbe troppo riduttivo mettersi qui a scrivere il plot del film, perché al di là dei fatti, la pellicola dipinge l'evoluzione del suo protagonista che grazie alla malattia matura la consapevolezza del valore della vita e il rispetto verso chi considerava un tempo feccia, gli omosessuali.

Dallas Buyers Club è l'esempio lampante che il cinema può parlare di situazioni complesse, di storie crude con semplicità, senza ghirigori artistici, messaggi metaforici e montaggi visionari.
Il cinema di qualità non deve necessariamente essere complesso e poco immediato.
(Ogni riferimento a La Grande Bellezza è puramente casuale)

La sceneggiatura è solida, il linguaggio crudo ma diretto.
Ho apprezzato molto la fotografia, sembrava di stare realmente negli anni '80.
Anche certi dettagli di suono li ho trovati particolarmente curati, il respiro pesante di Ron, i fischi che sentiva poco prima di star male, li ho trovati particolarmente coinvolgenti.

Ma il macigno di questo film sono le interpretazioni di Matthew McConaughey e Jared Leto.
Una parola: mastodontici.
Jared si merita tutti i premi che ha vinto finora e l'Oscar dev'essere suo.
Aspetto di vedere Wolf of Wall Street per dare la mia preferenza tra McConaughey e Leo Di Caprio (anche se parteggio con quest'ultimo a prescindere, per le varie ruberie a cui è stato sottoposto nel corso degli anni).

Ron e Rayon sono due personaggi imponenti, nonostante la loro sconcertante magrezza.
Woodroof completa un percorso di maturità eccezionale, passa dall'essere un omofobo con l'apertura mentale di un tirannosauro vegetariano ad alzare le mani su uno dei suoi vecchi amici per aver insultato Rayon.

E' proprio questo il punto di forza di DBC: ci sbatte in faccia i pregiudizi che c'erano negli anni '80 riguardo l'AIDS, bollata come una malattia esclusivamente per frocetti tossici, quando invece poteva (e può) colpire anche il tipico macho etero texano.

Non solo Ron si rende conto che essere omosessuali non sia un crimine o un abominio, ma comprende che bisogna prendersi cura del proprio corpo. Abusare di sostanze come alcool e droga non ti rende più fico, semplicemente ti intossica.

[SPOILER]Ho trovato particolarmente struggenti due scene: Rayon, vestito da uomo e consapevole che non gli mancano molti giorni di vita, che va a cercare aiuto e in qualche modo conforto al padre.
E la reazione di Ron alla morte dell'amico. Senti proprio il cuore che ti viene strappato via dalla cassa toracica, scaraventato a terra, calpestato e fatto in mille pezzi.[SPOILER]

Un altro punto fondamentale del film è la lobby delle case farmaceutiche.
Dimostrando che a loro non frega più di tanto l'efficacia di un farmaco, bensì le loro entrate.
Nulla di nuovo sotto al sole, direte voi, ma vederlo in questi termini fa salire un po' tanto la bile.
Perché non solo non ti curano come si deve, ma ti impediscono di cercare delle alternative valide per proprio conto, quando vai ad intaccare i loro interessi.
Chi se ne frega se la gente crepa, l'importante è che io mi porti a casa la mia bella pagnotta profumata e così come le industrie di settore anche gli enti governativi che hanno a che fare con loro.
Questo porta Ron a girare mezzo mondo pur di curare lui e i malati come lui in modo decente.
Anche se non perde il suo cinismo di fondo.

Insomma, per farla breve e non continuare a scrivere amenità concludo che questo film è una vera perla e merita di essere visto senza se e senza ma.

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