domenica 2 marzo 2014

The Wolf of Wall Street [Film]

E siamo giunti al termine di questa "maratona" targata Academy Awards e anche in tempo.
Sì, d'accordo, non ho visto Gravity e Captain Phillips, ma visti alcuni intoppi (quando positivi, quando negativi) sapevo che non avrei fatto materialmente in tempo a guardare tutti e nove i candidati più La Grande Bellezza e Blue Jasmine, dunque da qualche parte dovevo tagliare.
A parte che Gravity non l'avrei visto comunque, quella tipologia di film mi fa venire l'ansia e non è proprio il caso.

Finito di vedere The Wolf of Wall Street e mi gira la testa.





Jordan Belfort è un broker di Wall Street, che sotto i consigli di Mark Hanna, da mansueto impiegato, diventa un vero e proprio lupo della finanza, ingordo di soldi, donne e droga. E non dimentichiamoci della caduta.

Tre ore da pazzi. Ecco cosa mi vien dire.
Un turbine di eccessi, parolacce e volgarità, che, però, mi sono sembrati necessari al contesto.
Non si può raccontare una storia del genere edulcorandola.
Non che io conosca il mondo dell'alta finanza, sia bene inteso, però qualcosa mi dice che, bene o male funziona così da quelle parti.
D'altronde, tutti quei soldi, devono pur spenderli in qualche modo, no? [inserire sarcasmo qui]

I fatti da raccontare sono tantissimi, ma non per questo Winter e Scorsese non sono riusciti a fermarsi su alcune sequenze in maniera dettagliata. La più assurda è quella quando Jordan e Donnie prendono il Quaalude con effetto a scoppio ritardato. Mi ha uccisa la scena con il parallelo tra la cocaina di Jordan e gli spinaci di Braccio di Ferro, sembra stupida come cosa ma è d'effetto.

A tratti mi è sembrato un documentario ginecologico per la quantità di apparati riproduttivi femminili in bella vista (gente, scherzo, non mi prendete per bacchettona).

Ma io voglio andare a parare verso un punto ben preciso: Leonardo di Caprio.
Se neanche stasera vince l'Oscar, l'Academy dovrà organizzare una conferenza stampa a riguardo e spiegarci nel dettaglio cos'ha contro questo cristiano.
Per quanto il film non sia tra i miei preferiti della rosa di nomination di quest'anno, non possiamo che arrenderci di fronte al talento di quest'uomo.
Posto che a me ancora brucia la mancata vittoria nella categoria Supporting Actor la bellezza di venti anni fa, nel 1994, per il ruolo di Arnie in Buon Compleanno Mr. Grape, Leo è uno straordinario performer e ovviamente non ha bisogno di dimostrarlo con una statuetta in mano, ma è giusto che finalmente venga riconosciuto il suo talento. Per anni è stato scippato con mancati premi o addirittura mancate nomination, dunque questo deve essere il suo anno. Ma non solo per questo, sia chiaro. Il suo Jordan Belfort è strepitoso, allucinato, eccessivo, straripante.
E lo dico con una parte di cuore che tifa per Matthew McConaughey e il suo Woodroof. Ma Matthew ha scoperto solo ora di aver talento, dunque può ancora aspettare.
Non che l'Oscar a Leo debba essere assegnato SOLO perché è stato derubato negli anni passati, sia ben chiaro.

Due parole su Jonah Hill: rivelazione. Bravissimo. Meritata nominee, perché no.
Ma la vittoria non esiste proprio. Mi dispiace. Chi mi conosce bene sa che sulla categoria Supporting Actor sono piuttosto irremovibile, il vincitore è uno e soltanto uno, senza tentennamenti. 

Kudos ai costumisti. Finalmente un film ambientato negli anni '80 in cui si capisce che è negli anni '80.

In conclusione, film degno di nota, non c'è che dire, ma onestamente non va a prendersi un posto nel mio "Olimpo". La mano di un maestro come Scorsese c'è e si vede, ma onestamente (e parlo solo per gusto personale) non mi ha dato la botta in testa come è stato per Dallas Buyers Club, Her e 12 Years a Slave.

Se devo usare due parole per descrivere questo film sarebbero: caos necessario.

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