Un'altra storia, un'altra donna.
Jasmine, il cui ambiente naturale sono Park Avenue, Martha's Vineyard e l'alta società, da un giorno all'altro si ritrova a dover affrontare una vita troppo "umile" per i suoi standard e un esaurimento nervoso causato dal tracollo finanziario e la scoperta che il marito, oltre ad essere un truffatore, era anche un adultero seriale.
L'unica strada che ha da percorrere è andare a stare a San Francisco, dalla sorella adottiva Ginger (Sally Hawkins), ma anche qui le cose non vanno meglio.
Il film in sé non mi ha entusiasmata più di tanto, a tratti mi metteva ansia e ogni tanto dovevo stopparlo.
Non so, c'è qualcosa che non mi convince.
Ho trovato l'interpretazione della Blanchett magistrale, infatti buona parte dell'ansia che mi è salita durante la visione del film mi veniva trasmessa proprio da lei.
E' riuscita a dare un certo spessore ad un personaggio che di base partirebbe cliché e superficiale.
Mi ha fatto molta tenerezza Ginger, che sembra fragile ma non lo è poi così tanto e soprattutto sa cosa vuole, senza troppe pretese ed ambizioni.
Mi sembra che, in fondo, la storia di Jasmine sia inconcludente, quasi a volerci dire che "il troppo stroppia" mentre, al contrario, quella di Ginger trova una sua conclusione, per usare un'altra frase fatta "chi si accontenta gode".
Un film schizofrenico, a tratti noioso, anche se ho apprezzato i flashback.
Insomma, un sì grande come una casa a Cate, ma un ni al complesso.
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