sabato 14 aprile 2012

Diaz [Film]

Per rifarmi viva, ho scelto un bel film, leggero, tranquillo, spensierato... insomma uno di quei film che vai a vederti giusto per passarti due ore così, all'insegna del divertimento [insert sarcasm here]

Diaz - Don't Clean Up This Blood






Non avevo ancora commentato un film italiano, anche perché, parliamoci chiaro, ultimamente non è che la produzione nostrana si prodighi a far uscire pellicole che meritino di mettere mani al portafoglio e spendere gli 8 euro di biglietto del cinema.

Mentre Diaz - Don't Clean Up This Blood li merita tutti i soldi del biglietto.

Questo non è un film, è un atto di coraggio. Perché ci vuole coraggio a mettersi a produrre e girare un documento così agghiacciante e scomodo (e non a caso ci sono voluti 11 anni).
Uscita dal cinema, ho avuto lo stomaco sottosopra finché non me ne sono andata a letto, e credetemi, non mi era mai capitato di uscire dal cinema con queste sensazioni estreme. Mi è capitato, sì, di uscire piangendo o che so io, ma mai, mai ho avuto la voglia, nel bel mezzo del film di scappare in bagno a vomitare (e non perché mi facesse schifo il film o mi impressionassero le scene), mi sentivo proprio la rabbia e lo schifo galoppare su per i nervi.

Ma andiamo per ordine.

Parte recitativa: è un film corale, in fondo, e per quanto ci possano essere dei nomi scritti più in grande rispetto ad altri, nessuno toglie spazio agli altri.
Grande Santamaria, di solito lo conosco in versioni da "cattivo" o da schizzato, stavolta l'ho visto più "pacato" (per quanto possa essere pacato un vicequestore in una situazione del genere).
Elio Germano non s'è visto granché, ma a prescindere mi è piaciuto, sono obiettiva, mi dicono.
Un plauso a Jennifer Ulrich, credo che la sua interpretazione sia stata una delle più dure da affrontare.
E poi nota su Alessandro Roja: ma possibile mai che gli affibino sempre le parti da grandissimo stronzo?

Adoro la fotografia, il fatto che abbiano usato i filtri come se alcune scene fossero state riprese con videocamere amatoriali (anche se suppongo che alcuni frame siano davvero originali).
E soprattutto ho apprezzato la scelta di montaggio incrociando i vari POV, o meglio, la giornata del 21 Luglio vista seguendo i vari personaggi: gli anarchici francesi, i poliziotti, il pensionato della CGIL (ci è mancato poco che urlassi quando ho capito che anche lui andava a finire a dormire nella scuola), il giornalista, ecc.

Insomma, cinematograficamente parlando, un prodotto fatto bene, qualche sbavatura di recitazione nei personaggi minori, ma visto quello che ci propina il cinema italico, ci si può soprassedere.

Passiamo quindi alle note dolenti: i contenuti.

Ho già spiegato quello che mi ha lasciato uscita dal cinema, e a 24 ore di distanza ancora c'è dell'angoscia latente e ogni tanto mi vengono in testa fotogrammi a flash.

Uscita dal cinema, l'unica cosa che avevo in testa era: la democrazia è un'utopia. Sì, è un'utopia come il socialismo, come l'anarchismo (quello vero, non quello che ci propinano).
E' da un bel pezzo che, vagamente, mi rendo conto che quello che ci raccontano non è la verità, ma semplicemente quello che vogliono farci vedere della realtà, però ormai viviamo in un allarmante intorpidimento e ci facciamo poco caso, o proprio, ancora peggio, per niente.
Poi, ci sono questi rarissimi, anzi unici, casi in cui ti si sbatte in faccia quello che succede, e non quello che ti raccontano. Risultato? Prendere una martellata nelle gengive è meno doloroso.
E' doloroso e fastidioso quando, mentre dormi, ti arriva un calcio nello stomaco, o una bastonata in testa, no? Peggio di quando le prendi da cosciente, perché non te lo aspetti. Un po' come quello che succede a Luca o ad Alfredo nella palestra della scuola.
Mi sono sentita sfiduciata, ancora di più di quello che già ero. Mi fa schifo pensare che certe decisioni le prende chi dovrebbe tutelarci, mi fa schifo che ci siano "autorità" che deliberatamente scelgono di usare il proprio potere a uso e consumo del proprio divertimento, sì, perché quello era divertimento. Quello che è successo la notte tra il 21 e il 22 Luglio 2001 è stato il più osceno atto di violenza che lo Stato italiano potesse compiere (sempre se vogliamo escludere le varie stragi degli Anni di Piombo) dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Che differenza c'è tra quello che è successo a Genova e quello che è successo in Cile con Pinochet, o quello che succede "normalmente" nelle dittature? A parte le proporzioni numeriche, NULLA.
Ho una grande confusione in testa, una grande amarezza, una grande rabbia, un grande schifo.
Vorrei tanto che ci fosse un po' più di coscienza nelle forze dell'ordine, come quella del vicequestore Fiorini. Ma è utopia, come la democrazia. Anche perché se ci fossero mille Fiorini, basta un solo "capo" a mandare tutto a puttane. E questo succede quotidianamente. Perché è facile fare i leoni con la gente che dorme, un po' meno andare a vedere quello che, di grave, accade realmente nelle nostre strade, dove il cittadino è solo.

Concludo semplicemente con i miei complimenti a Daniele Vicari, che ha fatto uno splendido lavoro.

E dopo questo sproloquio, passo e chiudo.

2 commenti:

Chiara ha detto...

Bellissimo tesor! Mi hai messo ancora più voglia di vederlo, sono sicura che pure a me lascerà le stesse identiche sensazioni, la rabbia che già proviamo nei confronti di tutto quello che ci circonda quando ti sbattono in faccia certe cose non può che aumentare. La storia la conosciamo tutti ma vederla sullo schermo è un altra cosa, una scelta davvero coraggiosa! Sono sicura meriti assolutamente :D Grazie per aver condiviso con noi il tuo parere, bacio bacioooooooooooo! <3

Shin* ha detto...

Grazie a te per aver commentato tesor! <3

Posta un commento